Pesca del Polpo

 

Terminale per la pesca del polpo

Presentiamo, di seguito, 4 terminali per la pesca del polpo. Quelli mostrati, tenuto conto della particolarità di questa pesca, devono essere visti come esempi dai quali trarre spunto e non come indicazioni tecniche. Come più volte detto infatti, per la pesca del polpo, le regole per la costruzione dei terminali non sono ferree. L'importante è dotare i nostri terminali dei componenti fondamentali: un oggetto affondante che consenta di battere sul fondo, un oggetto attirante che funga da esca.

Terminali per la pesca del polpo - Schema 1

Nel primo esempio abbiamo il tipico cordino di diametro 1-3 mm, il corpo affondante costituito da uno spezzone di catena lungo circa 40-80 cm, e l'esca costituita dalla classica zampa di gallina collegata all'anello più alto della catena mediante una semplice fascetta in plastica.

Terminale per la pesca del polpo con catena e zampa di gallina 

Terminali per la pesca del polpo - Schema 2 

Nel secondo esempio abbiamo la sostanziale ripetizione del primo con la variante che la zampa di gallina è collegata al secondo anello più in alto della catena e la zampa di gallina è collegata alla  catena mediante un cordino e non con una fascetta in plastica.

Terminale per la pesca del polpo con zampa di gallina

 

Terminali per la pesca del polpo - Schema 3 

Il terzo schema varia rispetto ai primi due in quanto il corpo affondante è costituito da un classico piombo a pera (il quale può essere sostituito da una mattonella bianca, una palla di piombo, etc.), di nuovo la zampa di gallina che questa volta viene legata mediante un cordino al piombo e lungo il cordino madre, a circa 50 cm dal piombo uno straccio bianco legato o annodato.

 Terminale per la pesca del polpo con zampa di gallina

Terminali per la pesca del polpo - Schema 4

 Nel quarto esempio abbiamo la ripetizione dello schema precedente con la variazione dell'esca. Questa non è più costituita dalla zampa di gallina ma  da una sarda, o sugarello, o cefalo, etc. etc., legato mediante cordino o nylon spesso al piombo.

  

Terminale per la pesca del polpo con sarda

 

La pesca del polpo


La pesca del polpo dalla barca è una di quelle pesca che non viene vista di buon grado da molti pescatori sportivi. La cattura di questa preda non comporta infatti, come in molte altre tecniche, una buona dose di adrenalina. Da un lato per il tipo di attrezzatura che si utilizza, dall'altro per il tipo di resistenza che la preda oppone una volta catturata.

La pesca del polpo si pratica infatti prevalentemente con lenza a mano, cioè letteralmente tenuta in mano e fatta muovere con il classico "su e giu'" al fine di attirare la nostra preda, un pò in relazione al movimento dell'esca un pò in relazione al fatto che la stessa viene fatta "battere" sul fondo in modo da creare rumore, se sul fondo vi è presenza di rocce, nuvole di fango se sul fondo vi sabbia e/o fango.

 

In sostanza dalla barca si attua la stessa pesca che sicuramente più di una volta è capitato di veder fare da qualche vecchio pescatore dagli scogli a riva.

La lenza per la pesca del polpo è piuttosto semplice. Generalmente è costituita da un cordino (si possono utilizzare semplici corde o fili da pesca quali il dacron o altro) che si tiene avvolta ad un avvolgi lenza in sughero, al capo terminale della lenza si collega un peso (questo può essere costituito da uno spezzone di catena, un classico piombo a goccia da bolentino, meglio se bianco, un sasso, un pezzo di mattonella, etc.). Al di sopra del piombo terminale scelto, ad una distanza variabile ma sempre tale da mantenere sul fondo "l'esca", la nostra esca. Chiamare esca l'elemento utilizzato nella pesca del polpo può apparire un utilizzo improprio del termine. generalmente infatti, per il pescatore, l'esca è un qualcosa di cui la nostra preda si nutre. Nel caso del polpo invece, quella che noi utilizzeremo come "esca" non deve obbligatoriamente rispondere a tale caratteristica. Ecco quindi che ci potremo avvalere di zampe di gallina, pezzi di straccio bianco, pezzi di buste di plastica, etc., così come, volendo, una sarda.

In pratica non abbiamo limiti alla nostra fantasia. L'importante, al di là dei nostri gusti e delle nostre convinzioni, l'importante è individuare un "oggetto" che assolva tale compito, cioè attirare il polpo e far si che ci si posi sopra. L'azione di pesca è piuttosto semplice, individuato lo spot di pesca, si cala sul fondo la nostra lenza e si comincia a farla battere sul fondo con ripetute operazioni di alzata e calata. I polpi prediligono, per il loro stazionamento, fondali che presentano nascondigli ove mimetizzarsi e attendere le prede. E' evidente quindi saranno da prediligere fondali con rocce o misti fango/sabbia/rocce. Non sono comunque da scartare fondali anche sabbiosi/fangosi che però nelle loro vicinanze presentino scogliere (antemurali dei porti, scogliere sommerse, frangiflutti, etc.).

Da prediligere, sicuramente, sono le prime ore del mattino, anche se il polpo è catturabile durante tutto l'arco della giornata. Il movimento di battuta sul fondo a volte può essere ottenuto anche grazie al rollio della barca (nelle giornate in cui non sia presente una calma piatta). In tali situazioni è possibile optare per la calata di più lenze legate allo scafo e attendere, verificando di continuo in modo alternato le varie lenze, la presenza del polpo all'altra estremità della lenza.

Sovente capita, a dimostrazione della estrema varietà di esche utilizzabili, che i polpi non disdegnino le nostre totanare mentre siamo intenti a pescare seppie. Questo, in considerazione anche del fatto che spesso i luoghi di stazionamento delle due prede coincidono, fa si che una battuta di pesca può anche essere impostata per entrambe, cioè utilizzando più lenze variate in modo tale da insidiare entrambe le prede.

 

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